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Luglio 22, 2025Forti opportunità per umanizzare la cura
L’intelligenza artificiale può amplificare la relazione tra medico e paziente. Se usata in modo etico, restituisce tempo al clinico e centralità alla persona.

Secondo Paolo Benanti, teologo e presidente del Comitato IA della Presidenza del Consiglio, l’IA deve aiutare a riscrivere il contratto sociale della cura, riportando l’umanità al centro dell’interazione medica.
Per Massimo Massetti, cardiochirurgo al Gemelli di Roma, la tecnologia dev’essere uno strumento al servizio del medico. Se prevale la tecnologia, si cura la malattia, non il malato .
Il rischio della cura frammentata
In un sistema di cure frammentate, basato su prestazioni tecniche isolate, l’IA rischia di amplificare l’alienazione della cura. La relazione si riduce a dati, l’attenzione che conta scompare.
Se la tecnologia consente protocolli freddi e digitali, la medicina perde il suo fondamento umano. Invece, l’IA può ritagliare tempo prezioso da restituire alla relazione e alla comprensione del paziente .
L’IA come alleato del curante
Benanti sostiene che il medico del futuro possa gestire meglio richieste quotidiane grazie all’IA. Un avatar potrebbe guidare il paziente sull’assunzione dei farmaci o sulla gestione della cronicità .
Anziani e pazienti cronici possono essere assistiti in modo proattivo, ricevendo indicazioni precise su orari e modalità di terapia, migliorando aderenza e benessere.
Tecnologia e consapevolezza: serve un patto sociale
Benanti definisce l’IA come una costruttiva “nuova architettura di cura”. Ma sottolinea che dobbiamo decidere se la cura dovrà ancora mettere al centro la relazione medico‑paziente.
Serve un patto sociale che orienti l’uso etico dell’IA. L’obiettivo è garantire che l’assistenza non diventi un algoritmo distaccato, ma resti un rapporto tra persone .
I benefici concreti per la vita medica quotidiana
L’IA può alleggerire il carico burocratico del medico, ridurre errori e wartetime, accelerare diagnosi, liberando risorse mentali per il paziente. Massetti concorda: così si umanizza la cura.
Inoltre, in ambito di ricerca, l’IA supporta nella scoperta di nuovi farmaci o proteine. Ma anche nello studio quotidiano affianca strumenti diagnostici e ottimizza la pratica clinica senza sostituire la relazione.
Predizione sì, cura umana sempre
L’IA abilita la medicina predittiva, anticipando eventi nelle patologie croniche. Identificare precocemente rischi significa ridurre costi, dolore e impatto sul sistema sanitario. Ma serve umanità nella relazione con il paziente.
Massetti avverte: l’IA non sostituisce il giudizio medico. Il valore sta nell’integrazione tra cura e competenza umana.
Riferimenti
[Il Sole 24 Ore – Intelligenza Artificial,e arma a doppio taglio nella sanità – 2025]
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